INTERVISTA ESCLUSIVA – Margherita Mannino racconta l’emozione di portare a teatro la storia di Liliana Segre!

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margherita mannino

Noi di Survived The Shows abbiamo avuto il grande piacere di parlare con Margherita Mannino degli importanti progetti che hanno popolato la sua carriera da attrice, come il film Il Grande Giorno con Aldo Giovanni e Giacomo e ora lo spettacolo teatrale Fino a quando la mia stella brillerà. Storia di Liliana SegreTrovate l’intervista completa qui di seguito!

Margherita, com’è nata la passione per la recitazione? Com’è entrata nella tua vita?

Ho iniziato, devo dire, a scuola con i laboratori teatrali che spesso, per fortuna insomma, alcune scuole fanno alle medie, alle superiori. E poi ho continuato a fare un po’ di corsi e a un certo punto, diciamo, della mia vita universitaria dove c’erano vedevo tante cose che mi mancavano. Un giorno mia mamma è arrivata a casa con un volantino, mi ha detto ‘Guarda che stanno facendo i provini all’Accademia’, a Padova, al Teatro Stabile del Veneto (che io ho frequentato) e allora ho detto, ‘No, vabbè, non mi prenderanno mai’. ‘Vabbè, ma prova’ e mi hanno preso e lì ho cominciato. Ho studiato, mi sono diplomata quando insomma ho finito quella scuola. Ho capito che la mia vita doveva andare da un’altra parte.

All’inizio della tua carriera hai avuto modo di partecipare a amatissimi progetti Rai come Don Matteo, Che Dio ci aiuti. Che ricordi hai dei tuoi primi ruoli in televisione?

Don Matteo è stato proprio una delle prime cose che ho fatto. Erano queste serie viste da milioni di persone. Mi ricordo che sì, ero molto agitata, molto emozionata e poi invece, per esempio, quando conobbi Terence Hill, rimasi piacevolmente, beh stupita, perché ovviamente tu vedi delle icone che lavorano e non hai idea di come possono essere nella vita privata e lui è una persona dolcissima, gentilissima. E’ proprio empatico, non so come dire. Quindi quello è stato uno dei ricordi più belli che ho dei primi tempi.

Ma poi ovviamente come è successo anche con Aldo, Giovanni e Giacomo, che sono delle persone veramente disponibilissimi e molto teneri, umili. Anche probabilmente perché sono consapevoli del grande successo che hanno avuto e vengono da una gavetta molto molto importante, dove per anni e anni hanno veramente lavorato sodo. Ecco, prima di arrivare a quello che si può definire il successo con Come Dire Gol, alla fine poi ti rendi conto che ti interfacci con delle persone. Sono sempre persone umane. Quindi è vero, qualcuno forse il successo dalla testa, ma devo dire che io per la maggior parte delle del degli incontri che ho fatto, invece ho sempre trovato delle personalità estremamente disponibili, normali.

Margherita Mannino – Foto di Luca Meneghel

Lo scorso Natale sei stata tra i protagonisti del film “Il grande giorno” con Aldo Giovanni e Giacomo. Quale elemento del film e del personaggio di Caterina ti ha più affascinato?

Allora sicuramente una delle cose che mi ha colpito è anche un po’ questa cifra che mi piace molto e la loro capacità diciamo di rendere una storia che vuole essere anche divertente. Una commedia leggera ma non così leggera, c’è sempre questa sfumatura un po’ amara, quest’ottica melanconica che caratterizza i loro film. Non c’è banalità nelle loro commedie. Questo modo di affrontare le relazioni umane, soprattutto in questo caso della famiglia proprio in senso stretto, è molto onesto ed è molto realistico. Non è tutto solo rosa fiori e battute, ecco, ma c’è sempre una sfumatura particolare diversa che ti fa riflettere è che su cui ti puoi ritrovare anche nelle tue dinamiche no familiari interne, quindi mi piace questo questo aspetto.

Ecco, sicuramente Caterina, diciamo, questa ragazza abbastanza solare che si sta divertendo, che sa stare alle sue amiche, però che come spesso capita, i figli voglio deludere i genitori. In questo caso il padre la carica un po’ di aspettative, nessuno se ne rende conto perché non è con cattiveria che che si fa però a volte si caricano i figli di aspettative senza tener conto dei loro desideri, dei loro sogni, quando magari basterebbe un po’ ascoltarsi di più, ecco.

Qual è stata la sfida più grande per te, a livello attoriale, nell’interpretare Caterina?

Diciamo questo aspetto di cercare di rendere questa ragazza, da un lato, gioiosa e con sicuramente questa voglia di vivere, e dall’altro questo aspetto di tenersi dentro le cose. Io, per esempio, farei il contrario, non avrei assolutamente questo tipo di comportamento.

Margherita Mannino – Foto di Luca Meneghel

Dal 20 gennaio scorso sei in tournée in giro per l’italia con uno spettacolo teatrale importante “Fino a quando la mia stella brillerà. La storia di Liliana Segre”. Cos’è stato di questa storia che più ti ha affascinato e ti ha spinto a farne una rappresentazione teatrale?

Mi ha spinto molto il fatto che quando Liliana è entrata in campo di concentramento aveva 13 anni. Da sola, perché con suo padre li hanno separati nello smistamento iniziale ad Auschwitz e non l’ha più rivisto. Lei da sola è riuscita a sopravvivere. Sicuramente per una serie di fortune, perché chi è sopravvissuto a Auschwitz lo dice. Cioè chi è sopravvissuto ha avuto una serie di fortune, non ha lavorato fuori, magari nella neve, ma in un posto coperto. Non ha incontrato l’SS impazzita che quel giorno voleva mitragliare 20 persone a caso ed era da un’altra parte.

Lei lo dice, ad un certo punto dello spettacolo, il caso e nulla più mi ha mi ha aiutato perché in quel giorno che siamo entrati nel campo, servivano 31 donne e io sono rientrata in quelle 31 solo per un caso.

Altre persone con cui era stata fino a poco tempo fa, che l’avevano aiutata nei giorni precedenti in carcere e non, erano fuori da quelle 31. Quindi le hanno mandate subito nella Camera a gas.

Ripeto, per una serie di fortune, ma anche per questa voglia di vivere, di necessità che le parte da dentro, non sa da dove, ma lei vuole vivere. Quindi comincia a chiudersi anche molto, che è una cosa brutta se ci si pensa, ma per la sopravvivenza lei adotta una tecnica che è non vedere niente, non dire niente, non fare quello che devo fare e questa minima forza che ha la usa per lavorare, alzarsi, imparare il tedesco, obbedire.

In qualche modo lei ce la fa e ha 13 anni, a me questa cosa mi ha. Lasciato di stucco EE devo dire che infatti è anche uno dei punti di forza, soprattutto con i ragazzi, perché vediamo sempre riguarda proprio la loro età. Perché inizia questo viaggio a 13 anni, lei sta dentro, poi un anno nel campo e i ragazzini delle medie superiori si sentono molto coinvolti perché si rendono conto che lei aveva la loro età quando è successo tutto questo. Insomma mi dà una grande soddisfazione, è molto faticoso, chiaramente perché è un testo dove si raccontano delle cose brutte, tragiche, no? L’obiettivo è proprio quello di cercare di non dimenticare e di portare avanti questa memoria, questo ricordo, questa testimonianza.

Per sapere di più sullo spettacolo teatrale Fino a quando la mia stella brillerà. Storia di Liliana Segre con Margherita Mannino e le date della tournée, potete trovarle al seguente link

L’intervista con Margherita Mannino è stata condensata per ragioni di chiarezza e lunghezza. Date un’occhiata all’intervista completa in testa all’articolo!

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Chiara

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