INTERVISTA ESCLUSIVA – Matilde Benedusi spera che Vivere non è una cosa da ragazzi faccia capire l’importanza della comunicazione! – VIDEO

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Rai Fiction porta al pubblico del piccolo schermo, in collaborazione con Picomedia, una storia di ragazzi tanto realistica quanto emozionante con Vivere non è un gioco da ragazzi, in onda a partire dal 15 maggio per tre prime serate su Rai 1. Noi di Survived The Shows abbiamo avuto il grande piacere di parlare con l’attrice Matilde Benedusi dell’esperienza in Vivere non è un gioco da ragazzi e le sfide che il ruolo di Serena le ha dato. Trovate l’intervista completa nel video qui di seguito!

Cosa ti ha colpito di più del ruolo di Serena e della serie in generale quando hai letto la sceneggiatura?

MATILDE BENEDUSI: Sicuramente quello che mi ha colpito è il fatto che sia una serie che potenzialmente potrebbe essere una serie di 5 stagioni. Nel senso che affronta tantissime tematiche diverse da un punto di vista corale, quindi è interessante vedere anche le stesse cose da un punto di vista diverso, no? Ogni personaggio ha la propria soggettività ben marcata e che rappresenta poi anche una generazione. Per esempio, nel caso uno degli adulti, ma anche di noi ragazzi, e ci sono tantissimi sotto temi importanti.

Foto Gioele Vettraino 
Styling Priscilla Cafaggi
Gioielli Iosselliani
Pantaloni ixos
Hair & Make up Marta Dici @Simone Belli agency
Ufficio stampa Lorella Di Carlo

Che cosa ci puoi anticipare di Serena? Cosa potrà aspettarsi da lei il pubblico?

Quello che spero tantissimo di essere riuscita a raccontare è un grande cambiamento di Serena Inizialmente, lei è l’oggetto di interesse di Lele e una ragazza che ai suoi occhi appare inarrivabile e che conduce, sempre apparentemente, una vita perfetta, quando in realtà nasconde varie fragilità. L’obiettivo era quello di raccontare un personaggio inizialmente molto chiuso e un po’ introverso, un po’ forse anche cinico. Troverà rifugio nella droga, che momentaneamente risolve i suoi problemi a livello relazionale, ma anche per quanto riguarda la sua intimità, la sua sessualità, però poi porta conseguenze drastiche che deve affrontare in qualche modo. Sotto alcuni punti di vista non si lascia andare e poi pian piano, gradualmente inizia ad assumersi, dopo una serie di errori, le proprie responsabilità.

Inizia una comunicazione vera con la famiglia e poi decide di vivere a 360 ° i rapporti a cui tiene in realtà tantissimo, sia d’amicizia che d’amore. Emerge tutto un lato positivo di Serena.

Qual’è la sfida più grande che questo ruolo ti ha regalato, artisticamente parlando?

Inizialmente, quando ho letto la sceneggiatura – dal momento che Serena conduce una vita totalmente diversa dalla mia, io non ho esperienza con le droghe e non so come ci si senta – ho pensato che quella fosse la parte più complessa. In realtà poi, secondo me, era giusto sotto un certo punto di vista attribuire leggerezza al gesto di drogarsi. Non perché sia una cosa leggera, anzi il contrario, ma perché lo vedo in tanti coetanei della mia generazione che spesso si assume la droga con molta inconsapevolezza, ingenuità e leggerezza. Drogarsi fa parte del suo quotidiano, quindi ho cercato di dare meno peso possibile a questa cosa, finché non ha conseguenze tragiche e quindi inizialmente pensavo questa fosse la parte più difficile.

Invece poi mi sono subito ricreduta e ho trovato difficile il rapporto con il padre, specialmente perché è la parte in cui mi sono immedesimata meno, nel senso che io ho un rapporto fantastico con mio padre. Però mi sono documentata, informata, conosco persone che hanno una situazione simile a quella di Serena… In realtà io mi reputo fortunata nel mio piccolo, però purtroppo la serie rappresenta la realtà di molte persone, quindi mi sono documentata, ho cercato di capire cosa volesse dire l’assenza di una figura così fondamentale nella vita.

Se dovessi scegliere un altro personaggio all’interno della serie, a parte Serena, che ti sarebbe piaciuto interpretare avendone avuto la possibilità, quale sarebbe e perché?

Mirko, che è il ragazzo che muore. La personalità di Mirko si scopre pian piano. Lui purtroppo viene a mancare già dalla prima puntata, quindi non si hanno troppe informazioni, ma gradualmente attraverso racconti degli altri emerge la sua personalità e il suo vissuto ed in lui si scopre un personaggio meraviglioso. Quando Lele si reca dalla psicologa della scuola per avere informazioni sulla vita di Mirko, la psicologa dice una cosa molto vera, purtroppo per tanti ragazzi, cioè che lui si drogava non per essere qualcun altro, ma per essere se stesso per pochi minuti perché soffriva di insicurezza patologica.

Mirko è un esempio di ragazzo che all’apparenza è uno carino, normale, gentile, simpatico, invece nasconde una cosa tremenda che deve essere quella di convivere con una un’insicurezza patologica, che riguarda tutti gli ambiti della vita. E’ un personaggio più misterioso perché a scuola non parla, parla solo il weekend con un linguaggio tutto suo, un gergo molto giovanile. Appena l’ho letto ho detto, ‘Cavolo bellissimo’, infatti è il motivo per cui poi si empatizza subito con colui che muore. Proprio perché purtroppo nella vita succede che vengano a mancare delle persone per cause così assurde, di morte prematura tra l’altro. Persone carinissime che hanno solo sbagliato per motivi anche comuni a tutti come l’insicurezza.

Che messaggio speri che lasci questa serie nel cuore del pubblico che la guarderà?

Che faccia capire alle persone quanto sia importante la comunicazione. Può sembrare una cosa banale, però proprio perché ha tanti punti di vista, proprio perché racconta due generazioni diverse, questa serie non sarebbe mai esistita se i personaggi avessero comunicato fin da subito. Ci sono ovviamente dei criteri con cui si scrivono sceneggiature, quindi è giusto così, ma la trovo molto realistica. Mi sono ritrovata in alcune dinamiche di litigi adolescenziali che ho vissuto quando ero più piccola e adesso lo vedo con distacco e razionalità e ora capisco, però serve qualcuno che te lo racconti da tutti e due i punti di vista. La comunicazione secondo me è proprio fondamentale.

L’intervista con Matilde Benedusi è stata condensata ed editata per garantire la lunghezza e la chiarezza. Trovate l’intervista video completa in cima all’articolo!

Vivere non è un gioco da ragazzi, con Stefano Fresi, Nicole Grimaudo e Matilde Benedusi debutta su Rai 1 il 15 maggio alle 21.20, ed è disponibile in streaming su RaiPlay. Diamo un’occhiata al promo in attesa di vederla!

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Chiara

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