Claudia Vismara: “A Muso Duro tratta una storia che merita di essere raccontata” – VIDEO INTERVISTA

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A Muso Duro, Nero a Metà e Tapirulan. Tre progetti di natura estremamente diversa che Claudia Vismara ha affrontato con la stessa energia, sensibilità e determinazione che la caratterizzano.

Noi di Survived The Shows abbiamo avuto il piacere di discutere con Claudia i tre diversi diversi progetti che la vedono protagonista in questo ultimo periodo, com’è stato interpretare quei ruoli così diversi e quali sono state per lei le più grandi sfide.

Hai ben tre progetti in corso in questo periodo, una serie ‘Nero a metà’, un film per la tv ‘A muso duro’ e uno per il cinema ‘Tapiroulant’. In quale di questi progetti ti sei sentita più in famiglia?

Claudia Vismara: Sono tre progetti proprio completamente diversi, proprio per le storie che raccontano, però sono tutti e tre dei progetti molto belli; quindi, faccio un po’ fatica a dire quale, qual è il mio preferito.

Diciamo, però, se mi chiedi quale mi sono sentita forse più a casa, più in famiglia e devo dire che forse per una questione più di continuità lavorativa, forse “A muso duro”, che è il film, il TV movie che andrà in onda tra pochissimo.

È stato quello che mi ha restituito un po’ di più questa cosa, ma perché ero praticamente tutti i giorni sul set ed è stata una bellissima avventura anche per la storia che raccontavamo.

È stato emozionante essere parte di questo progetto, ma questo non toglie niente né a “Nero a metà” e voglio dire, era una serie che avevo già fatto l’anno scorso; quindi, è stato bellissimo rincontrare tutti e risentirsi parte di quella famiglia, e Tapisroulant allo stesso modo è un film molto molto particolare, quindi sono molto contenta di di esserci dentro. Adesso è quasi sperimentale.

Claudia Vismara – Press: Lorella di Carlo

Non so quanto possiamo spoilerare o meno al pubblico, però è in tutto quasi esclusivamente girato in un interno con una protagonista che è Claudia Gerini che corre sul tapisroulant e gli altri personaggi si interfacciano solo tramite Zoom, quindi il che aveva una sua audacia, no? Poi trasformarlo in un in un film che non annoiasse, che cioè c’erano tanti interrogativi e devo dire che poi alla fine si sono risolti bene, quindi non lo so, mi piacciono tutte.

Adesso ho appena finito di girare un altro film che invece è olandese e si chiama Clem. Una serie, tre stagioni di una serie olandese che è bellissima e purtroppo non c’è nessuna piattaforma italiana – è stata venduta in Inghilterra, in altri paesi – e li facevo la cattiva, che divertente è stato.

Parlando del film ‘A muso duro’, che verrà trasmesso su Raiuno il 16 maggio, cosa ti ha dato l’input di accettare il ruolo di Maria Stella, innamorata e devota moglie del Dr. Antonio Maglio?

CV: Il personaggio di Stella è un personaggio molto bello perché si colloca all’interno di una storia veramente molto importante che è quella che racconta il film, del dottor Maglio della sua grande sfida. Con i ragazzi disabili nel ridargli una dignità e nel riqualificarli completamente per quello che era la concezione dell’epoca. Siamo alla fine degli anni 50 e reinserirli completamente nella società attraverso lo sport è stato veramente il primo in Italia a farlo. E soprattutto raccontiamo la nascita delle Paraolimpiadi, quindi è una storia veramente eccezionale.

Il personaggio di Stella è un personaggio che mi è piaciuto tantissimo perché sicuramente ha dei tratti, vuoi l’epoca, vuoi anche un po’ quello che raccontavamo, anche un po’ più romantici di quelli che normalmente mi fanno interpretare e quindi mi è piaciuto da subito. Questa sua grandissima empatia e questa sua grande capacità di stare accanto a Maglio di cui veramente si innamora, non nella storia, ma nella vita reale. […] E’ sempre un personaggio con una grande positività, una grande voglia di vivere capace proprio di mettersi a sostegno di tutti, cercare sempre di armonizzare, di vedere il bicchiere mezzo pieno. Questo trovo che sia molto, molto bello.

E poi vabbè, ci ispiravamo a personaggi realmente esistiti, quindi era ancora più stimolante. Poi io ho conosciuto la vera Stella e lei è un personaggio incredibile, cioè una donna super scoppiettante, con una parlantina incredibile. Una tutta pepe e sono rimasta proprio entusiasta quando l’ho conosciuta, ho detto che fortuna che ho nel poterti interpretare.

Come stato invece riprendere i panni di Monica Porta nella terza stagione di ‘Nero a metà’?

Sicuramente, vabbè, già l’avete visto un po’ nelle prime puntate, il rapporto tra Monica e Malik diventa un po’ più conflittuale, no? Entriamo un po’ nel vivo della relazione. Perché ovviamente il triangolo è sempre lì a portata di mano. Alla fine Malik che si troverà a fare delle scelte importanti proprio di vita. Ora non mi sento di dire di più perché sennò poi finisco con lo spoilerare […]

Lavorare con Miguel [Gobbo Diaz] è stato bellissimo perché lui è veramente una persona meravigliosa.

Cioè sempre è proprio educatissimo, nella sua vita come sul lavoro, quindi anche tra colleghi, cioè proprio molto facile lavorare con lui perché c’è un pieno rispetto e si cerca sempre di lavorare un pochettino sulle scene. Poi ho avuto la fortuna di fare il provino proprio con lui. Il mio primissimo provino. E questa è una cosa che avevo anche particolarmente apprezzato, cioè che lui fosse lì per fare, cioè di solito magari si usa un po’ di più al callback, no? […] E invece lui era lì fin dai primi provini a fare da spalla per la futura Monica Porta e questo secondo me racconta molto di lui, anche come attore, cioè nella sua disponibilità al lavoro, al confronto, quindi che ti posso dire? È stato proprio bello lavorare assieme.

È un set anche qui veramente molto bello, poi loro, insomma, siamo arrivati alla terza stagione; quindi, è come un po’ una grande famiglia, no? Una grande bolla, tu ci entri e io appunto, non ho avuto quella continuità che sicuramente hanno avuto, cioè Miguel [Gobbo Diaz], Rosa [Diletta Rossi], Claudio [Amendola] e tutti gli altri. E mi sarebbe piaciuto perché sono veramente un cast stupendo. Lo vedi proprio l’affiatamento che c’è su set. E anche lì, non è scontata questa cosa – Poi quest’anno abbiamo anche avuto Claudio [Amendola], che ci faceva la regia, quindi è stato ancora più speciale insieme a insieme a Chicco Rosati. Vedevi proprio che per lui era ancora di più un figlio, cioè ci vedevi tutta la cura che lui ci metteva.

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Claudia Vismara, Miguel Gobbo Diaz, Chicco Rosati sul set di Nero a Metà

Ci puoi parlare della tua esperienza nel film ‘Tapiroulant’ in cui interpreti Chiara, la sorellastra, della protagonista interpretata da Claudia Gerini? Cosa ti ha lasciato questo progetto?

Claudia Vismara: L’ho detto anche in conferenza stampa, che per me è stato difficile come metodologia di lavoro, perché tutti noi attori – allora io, senza spoilerare, ho anche delle scene con Claudia in esterna, in cui c’è stato poi un contatto vero tra i personaggi, però, tutte le scene, tutte le altre scene avvengono sempre tramite, appunto una telecamera che ci inquadra, perché lei corre su questo tapiroulant e i personaggi si interfacciano con lei su questa app che lei vede mentre sta correndo, quindi da un punto di vista proprio tecnico, noi attori abbiamo dovuto recitare, guardando la telecamera, e non avendo chiaramente dall’altra parte della telecamera Claudia e le sue scene registrate.

Noi avevamo un grande nero, una grande macchia nera che era la telecamera. Ovviamente Claudia era vicino a noi, ci dava le battute, ma non potevamo guardarla, cioè noi sentivamo solo la sua voce, che comunque non era quella delle scene che lei aveva già girato.

Era una nuova interpretazione, chiaramente che lei dava, vabbè, essendo anche la regista, sapeva benissimo come l’aveva fatta, però mancava proprio quella che convenzionalmente è la base, tra attori, cioè la relazione.

Io reagisco in base a quello che mi arriva da te, cioè c’è una sceneggiatura, è ovvio, c’è un climax e si sa quali sono i colori che bisogna seguire, però magari tu in un ciak mi arrivi con una vibrazione diversa e io reagisco in modo diverso. Ed è così che si costruisce una scena.

Qui invece era tutto da attaccare poi in post, quindi è stata veramente una bella sfida se vogliamo, naturalmente parlando e per di più le mie scene erano tutte scene emotive, perché lei è la sorella, la sorellastra di Emma e quindi c’era questo rapporto conflittuale, loro non si vedono da 26 anni. Tutto un rapporto che si costruisce con una grande conflittualità. C’è una malattia del padre che viene fuori – è stato molto, molto complesso gestire questa componente tecnica, però è stato appunto molto stimolante, bello e poi a vedere il risultato effettivamente le cose si sposano, quindi dovremmo essere felici.

Claudia Vismara – Press: Lorella di Carlo

Che consiglio daresti a chi tra i nostri lettori vorrebbe diventare attore?

Claudia Vismara: Studiate. No, nel senso è vero, dico sempre questa cosa, ascoltatevi e capite se davvero questa per voi è la vostra strada. Cioè se avete del talento, perché è importante anche riconoscere, non riconoscere dove c’è del talento, ma se pensate di averlo e se pensate che questa sia la vostra strada, non mollate mai.

Cioè studiate, la formazione è veramente fondamentale per il nostro lavoro e molto spesso invece è un lavoro in cui si improvvisa un po’ per cui invece è fondamentale avere degli strumenti validi e più di tutto mi sento di dire: resistete. Perché è un lavoro molto di resilienza, molto complicato, che ha un sacco di pieni e vuoti, quindi quando c’è il pieno è bellissimo, ti senti super felice e il dramma è quando poi invece magari non lavori perché può capire di stare fermo per mesi, per un anno, cioè è successo a tutti e lì non devi, non devi morire.

Diciamo, non devi lasciare che questa cosa ti schiacci, non devi farti sentire incapace, cioè perché è proprio un lavoro di resistenza, cioè per le dinamiche che lo fanno muovere. Spesso non dipende da noi, se lavoriamo non lavoriamo, cioè magari semplicemente non siamo giusti per una cosa, ma non significa che non che non siamo degli attori validi, no? E questo invece è un po’ la trappola che soprattutto i giovani attori tendono un po’ a cadere dentro, dentro queste false credenze. Ecco quindi resistere questo è il consiglio più grande che mi sento di dare.

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Chiara

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