Le Mans 66: La Grande Sfida | Recensione

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Buon sabato a tutti, miei cari lettori e bentornati alla nostra rubrica dedicata ai nuovi film in uscita! Oggi parleremo di un film uscito nelle sale giusto lo scorso 14 Novembre, ma al quale auguro tanta fortuna perchè a mio parere, è davvero stellare, Le Mans 66 – La Grande Sfida.

Cercherò di mantenere questa recensione priva di spoiler il più possibile, così da consentire a tutti di gustarsi il film a pieno, senza alcuna anticipazione. Però, prima di iniziare, vi lascio qua sotto la sinossi ufficiale di Le Mans 66 – La Grande Sfida:

“Detroit,1966. La Ford Motor Company, colosso automobilistico in crisi di vendite, decide di scendere in pista per vincere la prestigiosa 24 Ore di Le Mans, la corsa più famosa al mondo, in modo da rilanciare la propria immagine. Ma ci sarà da fare i conti con l’apparentemente invincibile Ferrari (Remo Girone). Henry Ford II (Tracy Letts) decide di impegnarsi e incita il suo team composto da ingegneri e designer, a costruire un’automobile più veloce e in grado di sconfiggere la Cavallino Rosso nella corsa del ’66. A capo della squadra di ingegneri incaricati di realizzare il prototipo c’è il visionario Carroll Shelby (Matt Damon), vincitore di La Mans nel 1959 e costretto da una patologia cardiaca ad abbandonare le corse.

Reinventatosi designer e progettista, Shelby viene ingaggiato da Ford per portare a compimento la sfida che ha lanciato con se stesso e con Ferrari. Il progettista ha anche l’uomo giusto per la nuova auto, il suo collaudatore Ken Miles (Christian Bale), un pilota inglese dal temperamento arrogante, ma dotato di gran talento. Insieme i due uomini combattono contro le interferenze dell’azienda per creare un modello che rivoluzioni le leggi della fisica e riesca a superare la Ferrari al Campionato mondiale del 1966. È così che, da una resa dei conti e una brama di vittoria, è nata la Ford GT40, ma a quale prezzo?”

Una storia brillante, adrenalinica e anche emozionante. Personalmente posso dirmi piacevolmente colpita. Il giusto bilanciamento tra drama, humour, adrenalina e romanticismo rende la visione piacevole e adatta a qualsiasi genere di pubblico. Anche a coloro che non sono appassionati a film sulle corse automobilistiche.

Scritto da John e Jez Butterworth e diretto da James Mangold, questo film vanta un cast che rappresenta una garanzia.

A fianco di colossi del cinema come Christian Bale, Matt Damon, Remo Girone e Tracy Letts, troviamo volti familiari a noi amanti delle serie tv come quello di: Caitriona Balfe (Outlander) nel ruolo di Mollie Miles, moglie del pilota Ken Miles; Jon Bernthal (The Punisher) nel ruolo di Lee Iacocca, vicecapo del marketing alla Ford Motor Company; Josh Lucas (The Mysteries of Laura) nel ruolo del capo al marketing e segretario di Henry Ford II, Leo Beebe, e infine, possiamo trovare in una piccolissima parte anche il volto della italianissima Stefania Spampinato (Grey’s Anatomy) nel ruolo dell’assistente e interprete di Enzo Ferrari, un piccolo orgoglio per il nostro paese.

Ultimo ma non per importanza, la grande rivelazione di questo film (a mio parere) è stato il piccolo ma grande Noah Jupe (Wonder, Honey Boy) nel ruolo di Peter Miles, figlio del pilota, il quale seppur così giovane dimostra di saper stare in scena e recitare, senza sembrare inferiore, a suo modo, di fianco a grandi attori come Bale o Damon.

Il piano professionale e “automobilistico” e quello personale e famigliare della vita di Ken Miles si intrecciano alla perfezione. Il tutto senza dare prevalenza ad un aspetto piuttosto che ad un altro.

Certamente, le vicende automobilistiche prendono più spazio durante il corso della pellicola, ma personalmente ho trovato l’amicizia con Caroll Shelby, così come anche il rapporto di Ken con la moglie Mollie e il figlio Peter ugualmente fondamentali all’interno dei fatti.

Quello di Ken Miles è un personaggio estremamente complesso e tridimensionale.

E’ dotato di ironia, umiltà e sicurezza in quello che fa, oltre ad un rinomato caratteraccio. Durante un periodo in guerra incontra Caroll Shelby e tra i due nasce una grande amicizia che durerà nel tempo, a tale punto che la profonda stima reciproca li porterà fino alla collaborazione con la Ford Motor Company e la creazione della macchina che permetterà la vittoria della compagnia Le Mans nel 1966 per la prima volta nella storia. Seppur sia un personaggio altrettanto interessante, Shelby rappresenta il tipo di persona piena di rimorsi, e che talvolta pur di arrivare sarebbe capace di cedere a quello che oggi chiameremo “business”. Finché Ken Miles, con il suo caratteraccio, non gli fa capire indirettamente che nella vita serve a poco seguire le direzioni altrui, se non le senti tue. Bale e Damon mettono in scena questo duo in una maniera veramente iconica, assolutamente degna dell’accoppiata.

Come già anticipavo in precedenza, altrettanto fondamentale negli eventi e nella vita di Ken Miles sono il rapporto con la moglie, Mollie, e il figlio Peter. Ken e Mollie sono una squadra in tutto e per tutto. Il loro rapporto è segnato dalla consapevolezza, stima e supporto reciproco su tutti i fronti. Mollie è davvero una grande donna, ironica e irriverente, lavoratrice e moglie devota, ma allo stesso tempo una donna che non si fa mettere i piedi in testa. Un personaggio dotato di grande ironia e intensità allo stesso tempo, caratteristiche che risultano ancora di più con l’eccellente interpretazione di Caitriona Balfe. Seppur non avesse moltissime scene, l’attrice riesce sempre a catturare l’attenzione e rendere giustizia al personaggio e alle sue grandi capacità come attrice.

Le scene tra papà Ken e Peter sono in assoluto quelle che ho trovato più emozionanti.

Vedere un figlio ammirare e stimare un padre così tanto, e poter condividere la passione per le automobili con lui, e così da vicino tra l’altro, rende il loro rapporto davvero unico e speciale. Come già ho anticipato prima, la freschissima ma intensa interpretazione di Peter da parte di Noah Jupe riesce a strapparti un sorriso scena dopo scena.

Come ogni storia degna di questo termine, anche qui sono presenti dei cosiddetti antagonisti. Ma se per intuito ci verrebbe da pensare ai team rivali come gli antagonisti, come possono essere Enzo Ferrari e la sua squadra, in questa pellicola tra i cosiddetti rivali bisogna includere anche alcuni colleghi di Ken e Caroll, ovvero Lee Iacocca ma soprattutto, il braccio destro di Henry Ford II, Leo Beebe, coloro che sono più facilmente ricollegabili all’ambiente .Questi trovano sempre modo di mettere i bastoni tra le ruote a Ken Miles e Caroll Shelby, che però a loro volta riescono a incastrarli. Ma, ma, MA, c’è sempre la doppia faccia della medaglia. Soprattutto per gli antagonisti, in quanto essi sono fondamentali alla creazione del dramma che alimenta l’andamento della storyline.

Una piccola critica però se posso farla su questo fronte, da italiana, ho trovato troppa stereotipizzazione per i personaggi italiani. I modi di fare, porsi, aspetto fisico e modo di vestire in particolare. Nonostante sentire qualche frase in italiano mi abbia fatto parecchio sorridere.

Per concludere, ci tengo a fare anche un plauso d’onore alla regia. In particolare la tecnica utilizzata durante le scene delle corse. Questa permette agli spettatori di catapultarsi nella realtà del film e vivere l’ansia, l’adrenalina e l’emozione.

Se cercate un film che vi faccia sentire l’adrenalina delle corse automobilistiche, appassionare e persino ridere, questa è la storia che fa al caso vostro! Davvero un film che non passa inosservato!

Chiara

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