Tár: Todd Field spiega la costruzione del personaggio di Lydia Tár con Cate Blanchett!

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In uscita nei cinema italiani nel 2023, Tár ci trasporta nel racconto della vita di Lydia Tár, la rivoluzionaria direttrice di una delle principali orchestre tedesche, ruolo che ha portato la strepitosa Cate Blanchett alla vittoria della Coppa Volpi al Festival di Venezia 2022, tra vicende personali e temi d’attualità. In attesa del suo debutto e del viaggio magnifico che il pubblico si appresterà a fare con questo film, il regista Todd Field e la protagonista Cate Blanchett ci raccontano com’è nato e come hanno costruito un personaggio di spessore come quello di Lydia Tár!

Dietro le quinte alla costruzione del personaggio di Lydia Tár con Todd Field e Cate Blanchett!

“Cate ed io abbiamo iniziato il nostro lavoro insieme nel mese di settembre del 2020”, afferma Field. “Lei era impegnata nelle riprese di altri due film mentre si preparava per TÁR. Durante il giorno lavorava, e quindi mi chiamava di notte, continuando così a lavorare per molte ore. Ha imparato a parlare tedesco, a suonare il piano – sì, è proprio Cate che suona, ogni nota – e ha svolto la quantità più esauriente di ricerca.

È una vera autodidatta e ha raggiunto grandi risultati in un anno – sempre durante la realizzazione di altri due film. Più di quanti la stessa Lydia Tár ne ha ottenuti in 25. Durante la produzione non ha dormito. Dopo la giornata di riprese, andava direttamente a lezione di pianoforte, di tedesco, dialetto americano o tecnica della bacchetta del direttore d’orchestra / schema ritmico. Ha trascorso il suo ‘giorno libero ’ su una pista tracciata secondo le dimensioni precise della rotatoria di Alexanderplatz per provare una scena con Nina Hoss, mentre sterzava e frenava a 60 miglia orarie tra otto auto guidate da stuntman. Non si è mai tirata indietro. E’ lei che ha stabilito il livello e i ritmi per tutti noi, che abbiamo dovuto fare il possibile per cercare di stare al suo passo”.

Cate Blanchett, pur apprezzando la carica intellettuale del copione di Todd Field, si è connessa alla storia di Tár innanzi tutto a livello istintivo ed umano.

“Ho visto che c’erano moltissimi strati da rimuovere, cosicché io – e il pubblico di conseguenza – avremmo potuto scoprire chi fosse questa affascinante ed enigmatica Lydia Tar. Todd ha dato vita ad una creatura decisamente straordinaria”.

La Blanchett è rimasta anche affascinata dalla qualità della ritmica musicale della sceneggiatura, e dall’approccio unico di Todd alla rappresentazione di questo personaggio.

“Sono molto concentrata sul linguaggio; quando ho letto la sceneggiatura c’erano molti riferimenti che non mi erano familiari. Sapevo di aver bisogno di capirli a fondo, in modo che il pubblico si fidasse del fatto che questo personaggio sapesse esattamente di cosa stava parlando, in ogni circostanza. Stranamente, il pubblico non ha bisogno di conoscere questi riferimenti, ha solo bisogno di sapere che Lydia è un genio”.

“Sono rimasta colpita da questo ritratto di una donna in disfacimento, ed ho altresì risposto in modo ritmico al copione, attraverso la musica. Nella mia esperienza da attrice, la musica spesso è una chiave per sbloccare un personaggio o l’atmosfera, e creare una connessione con la storia. Il film di Todd è stato un turbo per me in questo senso”.

Per Todd Field e Cate Blanchett, lavorare insieme prima della produzione di Tár è diventato un esercizio essenziale per la costruzione dell’atmosfera. Tanto quanto quella del mondo e dello sviluppo del personaggio.

“Insieme siamo riusciti ad andare ben oltre il materiale”, sostiene la Blanchett. “Todd è il collaboratore più impavido e di mentalità aperta con cui potresti mai sperare di lavorare. Prendeva in considerazione ogni mia idea folle per il personaggio. Arrivando addirittura a scrivermi alle 2 di notte per dirmi ‘Penso di sapere come farla funzionare’. Ha un’inventiva pazzesca. Abbiamo spinto in alto i personaggi quando abbiamo iniziato a porre grandi interrogativi come ‘Che cosa E’ un processo? Quanto sono transazionali le relazioni nella sceneggiatura? Tutti i personaggi sono complici nel mantenere in funzione queste strutture di potere? È possibile sentirsi a proprio agio quando si cerca di spostare un gruppo di persone in un posto nuovo? Adoriamo ammirare i grandi, ma amiamo ugualmente vederli cadere?’. Queste conversazioni hanno contribuito a plasmare anche Lydia.

Molte delle nostre grandi narrazioni sono collassate, e sono affascinata da quelle persone i cui interessi sono grandiosi ed eccessivi, ma che storicamente non hanno beneficiato di tale grandezza. Cosa succede alle grandi persone che vorrebbero tornare indietro e avere accesso alla grandezza del passato, nella minuzia del presente?”.

“Cate ha ingerito la sceneggiatura, l’ha memorizzata dall’inizio alla fine, quindi l’ha scavata a fondo”, dice il regista di Tár, Todd Field.

“Voleva scoprire la provenienza di tutto ciò che orbitava intorno alla Tár, quindi quando abbiamo iniziato a girare, già sapeva tutto quello che facevo; in effetti è andata anche oltre quel che sapevo io stesso. Mi correggeva durante le prove dicendo che era MTT, non Michael Tilson Thomas”.

“Dirigere un’orchestra non è un compito facile, e sono rimasta sbalordita dagli sforzi di Cate per la riuscita della sua performance, coadiuvata dalle nozioni acquisite in itinere e da come è riuscita a creare un personaggio completamente nuovo e originale, ma allo stesso tempo totalmente autentico e fedele alla realtà”, afferma l’attrice esordiente Sophie Kauer nonché violoncellista nella vita reale, che interpreta la giovane violoncellista russa Olga Metkina.

“Il mio punto di partenza sono state le masterclass di Ilya Musin e il documentario struggente su Antonia Brico” aggiunge la Blanchett.

“Ho osservato Claudio Abbado, Carlos Kleiber, Emmanuelle Haim e Bernard Haitink per capire chi non era Lydia Tár, ma anche chi aspirava ad essere. La direzione d’orchestra è un linguaggio, un atto colossale di comunicazione creativa. È totalmente idiosincratica e personale. Il linguaggio gestuale è stato per me l’ingresso ideale per entrare nella mentalità di un Maestro, ma anche per farmi capire come si sarebbe mossa nel mondo”.

Cate Blanchett, che si è allenata a lungo con l’insegnante di direzione Natalie Murray Beale, si affretta a sottolineare che “La formazione per questo ruolo prevedeva lezioni di pianoforte, dialetto e lingua. Tutte cose pratiche all’interno delle varie abilità di questo personaggio. Che tuttavia, non fanno il personaggio. Questo non è un film semplicemente sulla direzione d’orchestra. Questo è solo qualcosa di essenziale che il personaggio fa, come respirare. La vera sfida per me come interprete era entrare nella testa di una persona estranea a sé stessa. Ha dimenticato e si è allontanata dal ‘Perché?’, e nel tentativo di stabilire un retaggio, ha rotto il legame con la musica. Lydia Tár ha un potente senso critico interiore, che inconsciamente sottoscrive l’idea che se sei perfetto, nessuno può farti del male. Ma, naturalmente, la perfezione è impossibile nell’arte. L’arte è piena di imperfezioni e zone grigie, e questo è il problema”.

“Nel mio piccolo ho capito come gestire un’importante istituzione culturale”, afferma la Blanchett, che è stata co-direttore artistico e co-amministratore delegato della Sydney Civic Theatre Company per quasi dieci anni, insieme al marito Andrew Upton.

“Quel livello di responsabilità culturale e fisicamente impegnativa, a volte può essere un compito solitario e ingrato, ma al contempo può rappresentare la più grande sfida della propria carriera. Il 70 percento del nostro tempo come artisti era dedicato alla gestione dell’organizzazione: l’edificio, il programma, gli sponsor, l’interfaccia del pubblico e, naturalmente l’avere a che fare con le nozioni di politica aziendale, risorse umane e finanziamenti governativi”.

Questa esperienza ha aiutato l’attrice premio Oscar a comprendere il funzionamento interno di un ensemble artistico – e di un personaggio esigente e spesso volubile, che ricopre entrambi i ruoli in un’orchestra tedesca.

“Laddove terminava il nostro impegno creativo e fisico, andavamo fuori dal nostro ufficio e ci consultavamo con il nostro staff in modo significativo su decisioni artistiche. Sono certa che in molti, all’inizio, essendo abituati ad un approccio più gerarchico si saranno chiesti: ‘Ma cosa stanno facendo?’, non essendo soliti lavorare in un modo più democratico. Tradizionalmente il mondo della musica classica – come tante altre istituzioni – non segue un tale ordinamento. La Tár, per esempio, dovrebbe essere una forza unitaria. Come direttrice d’orchestra, la musica scorre attraverso di lei, non ci sono altri esempi di persone nella sua posizione. Gli unici sono stati i grandi uomini e tiranni del canone classico, come Wilhelm Furtwangler e Herbert von Karajan”.

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Chiara

Fonte: Universal Pictures Media Italy

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