INTERVISTA ESCLUSIVA – Gianmarco Pozzoli anticipa un Huber più serio in Un Passo dal Cielo 7!

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Giovedì 30 marzo ha debuttato su Rai 1 la stagione 7 di “Un Passo dal Cielo” nel segno del rinnovamento. Noi di Survived The Shows abbiamo avuto il grande piacere di parlare con Gianmarco Pozzoli, storico interprete di Huber nella fiction Rai, della sua esperienza nel progetto, cosa possiamo aspettarci in questa nuova stagione e ricordato alcuni progetti passati. Trovate l’intervista completa qui di seguito!

Gianmarco Pozzoli nei panni di Huber in Un Passo dal Cielo – Foto: Rai

‘Un passo dal cielo’ è ormai da tempo un pezzo da novanta della fiction Rai. Come ci si sente ad essere tra i protagonisti di questo progetto?

GIANMARCO POZZOLI: E’ semplicemente una conferma di far parte di questa bellissima famiglia, quindi non la vivo più come una novità, ma appunto come una conferma che il personaggio di Huber sia così amato dal dal grande pubblico. Per me è un onore essere essere confermato, visto che per un motivo o per l’altro negli anni hanno fatto fuori tutti e siamo solo io e il Commissario le rocce che non si smuovono.

Come descriveresti la tua esperienza di lavoro in Un passo dal cielo, sia con il cast che con la troupe? Immagino che sia un po’ come sentirsi a casa dopo così tanti anni.

Si, anche perché Luxvide tende veramente a formare delle micro famiglie, visto che è una serie molto difficile visto che si gira in montagna con luoghi molto belli ma anche molto ostili. Loro tendono sempre a creare in ogni singola figura che è sul set, qualcuno che abbia anche una grande capacità nel condividere spazi e difficoltà e appunto per questo più si condividono delle avventure, più l’amalgama tra persone diventa ancora più grande. E’ proprio un’esperienza, una bolla che per sei mesi ti porta a vivere e a fare cose che normalmente non faresti mai come passeggiare a 2 mila metri o essere obbligato a imparare ad andare a cavallo.

C’e qualcuno all’interno del cast con cui hai legato di più durante le riprese?

Senza dubbio Enrico Iannello. Siamo amici anche fuori dal set, lui è insomma la persona più vicina a me. Anche come interessi al di fuori della serie. E’ una persona che stimo molto, ed a cui voglio molto bene.

Cosa puoi anticiparci del percorso di Huber in questa stagione 7? Cosa possiamo aspettarci da lui?

Diciamo che fin’ora è sempre stato un po’ spettatore, aiutando il Commissario. Mentre per la prima volta [in Un Passo dal Cielo 7] avrà anche lui a che fare con la sua vita personale. La grande novità di quest’anno è che persino Huber sembra avere dei problemi e il suo bel da fare, mentre gli altri anni era semplicemente uno spettatore dei problemi del Commissario.

Gianmarco Pozzoli nei panni di Huber ed Enrico Ianniello nei panni del Commissario Vincenzo Nappi in Un Passo dal Cielo 7 – Foto: Rai

Se dovessi descrivere Un Passo dal Cielo 7 in tre parole, quali sarebbero?

Stupore, perchè davanti alla bellezza della natura non ci si abitua mai. Io, io, io torno molto spesso anche con la famiglia in Trentino Alto Adige e ogni volta è come se vedessi quelle montagne per la prima volta. Sicuramente commedia perchè quest’anno, a differenza delle ultime edizioni dove era un po’ scomparsa, è tornata alla grande. Si è già visto anche nella prima puntata quanto Uber e il Commissario siano davvero forti come coppia comica e fraintendimento.

Dal punto di vista personale, secondo te, ci sono dei punti in comune tra te, Gianmarco e Huber? Dove siete più simili e dove invece siete totalmente diversi?

Sicuramente io sono molto meno ingenuo di Huber, nel bene e nel male. Invece abbiamo lo stesso sguardo di meraviglia verso la natura, questo stesso amore per la montagna, questa vicinanza con qualcosa che l’uomo sta tentando di distruggere, che è in pericolo.

Tra tutti i personaggi di Un Passo dal Cielo 7, a parte Huber, chi ti piacerebbe interpretare se ne avessi la possibilità?

Diciamo che questo nuovo personaggio di Nathan è molto bello perché appunto, come dice all’inizio della prima puntata, non ha una voglia di parlare con noi uomini perché tanto sa che alla fine lo tradiranno e il fatto che lui viva da solo in mezzo agli animali, questo suo essere una sorta di Tarzan moderno, mi piace molto.

Marco Rossetti nei panni di Nathan in Un Passo dal Cielo 7 – Foto: Rai

Parlando invece dei tuoi altri progetti, hai avuto anche l’occasione di partecipare al programma di Prime Video, LOL Chi ride è fuori, come è stata per te questa esperienza? Che ricordi hai di della tua partecipazione?

Ho ricordi contrastanti. Ho il ricordo della grande gioia quando mi hanno detto che avrei fatto parte del del cast, che è una cosa a cui ambivo, e poi un po’ la delusione di quando invece è andato in onda il programma. Perchè di tutte le cose fatte devono poi arrivare a un montaggio di 6 ore quando invece il programma ne conta quasi 12. Quindi per forza di cose devono eliminare molte cose fatte dal vivo e quando vedi che le cose tolte sono quasi più di quelle mostrate allora c’è un po’ di delusione per le scelte che hanno fatto tanto che non ho ancora visto LOL 3 perché provo una sorta di fastidio ormai ad accedere a quel tipo di format.

Gianmarco Pozzoli nella terza stagione di LOL – Chi ride è fuori – Foto: Prime Video

Oltre a tutto ciò hai questo meraviglioso progetto editoriale social di successo ancora in atto che è The Pozzoli’s Family con tua moglie Alice. Com’è gestirlo e far parte anche di questo mondo dei cosiddetti influencer?

E’ molto distante da me, perché appunto nasco in un’epoca dove le cose erano erano semplicemente live, quindi il fatto di aver scelto coscientemente di usare una maniera, una tecnica che ti tiene costantemente sotto gli occhi di tutti è ovviamente un arma a doppio più taglio perché ti obbliga a continuare ad essere quello che hai fatto vedere che eri. Quindi visto che l’uomo è in continuo cambiamento ed evoluzione, è facile in tanti anni avere sempre lo stesso entusiasmo, la stessa voglia di essere un genitore yeah. A volte, appunto, essendo degli artisti, abbiamo anche degli ovvi momenti di blackout che però non ti puoi permettere di mostrare. Quindi è un lavoro complesso.

Abbiamo per fortuna la possibilità di scegliere cosa far vedere e cosa no, ma quello che è vero, appunto, è che sei comunque – tra virgolette – obbligato a far uscire dei contenuti circa ogni due giorni e questo ti porta a produrre cose quando non sei esattamente nella condizione ideale. E’ proprio un lavoro, come quando uno deve andare in ufficio e non sempre si ha voglia di andarci, però per continuare a far parte di quel progetto uno deve farlo.

Gianmarco Pozzoli e Alice Mangione – The Pozzoli’s Family – Foto di Vanity Fair

Facendo un salto nel passato fino alle origini della tua carriera, come è nata in te la passione per la comicità e per la recitazione?

E’ nata quando avevo 4 o 5 anni perché ho iniziato subito a fare degli spettacoli con i miei compagni di di gioco e da lì in poi non ho mai smesso. Non è una cosa che ho scelto di fare da adolescente. Quando si fa la classica domanda ad un bambino quando comincia ad avere 8, 9 anni, ‘cosa vorresti fare da grande?’ Io ho sempre detto il pittore, o il clown. Fino a 28 anni ho fatto l’illustratore professionista e ho anche insegnato, e poi a 28 anni ho iniziato a fare il comico nei club, negli oratori e Paolo Rossi, il primo stand-up italiano e uno dei più grandi comici in assoluto che abbiamo in Italia, mi scelse per un programma su Italia Uno che andò in onda nel 1998 e da lì in poi non sono ancora qua a fare il buffone.

Tra tutti i progetti a cui ho avuto modo di partecipare e anche di realizzare ce n’è uno in particolare che a cui sei più legato?

Diciamo tutti i progetti personali, quelle cose che magari non hanno avuto un grande riscontro come pubblico. Tutte quelle cose che ho potuto fare grazie alla partecipazione a Colorado, Zelig e quindi diciamo questi programmi che comunque tengo nella memoria con grande affetto sono quelle occasioni che mi hanno dato poi l’opportunità di poter produrre delle cose meno meno pop, ma più da autore per un piccolo pubblico. Non posso nemmeno dire il nome perché tanto hanno avuto vita in piccoli teatri, club, quindi l’hanno visti al massimo in 500 persone, però son quelle quelle chicche che ti fanno sentire molto più artista di quando invece non vai a fare una cosa in TV che possono vedere i milioni.

Che consiglio daresti ai nostri lettori e i tuoi fan che ambiscono a diventare un attore, un’attrice o comunque un personaggio del mondo dello spettacolo?

Quello appunto che bisogna guardare sono i cerchi che i sassi che cadono disegnano nell’acqua. Quindi continuare a gettare i sassi anche se sembra che non puoi vedere a che cosa ti porterà, però questi cerchi che si allargano e riecheggiano sono sicuramente delle possibilità di esprimersi. Seguite fino in fondo quello che vi spinge ad alzarvi dal letto con entusiasmo. Che voi facciate il panettiere, il pittore o il tranviere, cercate di fare quello che vi fa svegliare la mattina con il sorriso.

Continuate a seguirci per altre novità sul mondo dei film e serie tv!!!

Chiara

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